Call for Architecture Drawings 20 / vincitori
LIMITOGRAPHY: Manifesto di una Architettura Estroversa
Strade e piazze sembrano essere diventate una devastante dichiarazione di sofferenza, un grido d’aiuto e allo stesso tempo un’ammissione di colpe. Staticità da spavento, immutabilità senza alternative. Al tramonto della società dello spettacolo, quando tutti i riflettori vengono spenti e lo spazio collettivo si dissolve, quando i suoni e i rumori si affievoliscono e gli odori sbiadiscono, non ne rimane che un immenso paesaggio di cemento. L’architettura dell’esposizione, della "bigness" vanitosa, diventa triste, sola. Un luogo dove l’assenza della città arriva quasi a coincidere con la sua essenza. Se lo spazio pubblico si è svuotato, quello privato si è riempito, saturato. La città è entrata dirompente in una stanza. Le attività, i bisogni e le ambizioni dell’umanità vengono convogliate all’interno di un unico, limitato e circoscritto spazio, facendo emergere quella tipologia di "hortus conclusus" (dal latino «giardino chiuso») presa in prestito dalla tradizione monastica. Luogo di lavoro, svago, sport, educazione, cultura, preghiera, nutrimento, riposo. Luogo di vita e di morte. Il limen, inteso come dispositivo di separazione, di confine, assume oggi significati molteplici e inaspettati, diventa instabile, spesso fluido. La smaterializzazione del confine produce di fatto quelle radicali modificazioni in cui rapidamente si affievoliscono le delimitazioni geografiche, sociali, funzionali e prende piede la più grande manifestazione di una rinnovata socialità urbana. Con il lume della tecnologia, l’umanità è stata in grado di dar vita ad una nuova conformazione della città, dove il più intimo degli spazi, nel mondo virtuale, viene esposto. La mappatura della città vede paradigmi differenti: le connessioni e le condivisioni sono molteplici. Il nostro spazio intimo diventa di pubblico dominio. La secolare dicotomia paradigmatica tra il collettivo e l’individuo viene scardinata e sovvertita alla radice, dando origine ad una nuova forma di vita urbana e di geografia sociale. Le facciate degli edifici diventano le nuove piazze, luoghi in cui la vita pubblica e quella privata si fondono e si confondono. L’Architettura perdendo il suo limite, il confine tra pubblico e privato, quale ruolo assume? E viceversa, quale forma assume il limite nell’Architettura?
VINCITORE
Eugenio Nuzzo. Altrove
“Cose nelle cose, pensieri nei pensieri. Grafica nuova e fresca, idea ben rappresentata. Progetto chiaro, senza la lettura necessaria del testo. Il concetto di limite è ambivalente. Il termine, nella moltiplicazione dei piani di senso utilizzabili, presuppone al suo interno il concetto spaziale di “eterotopia” elaborato da Michel Foucault. “Altrove” utilizza il foglio da disegno come luogo su cui si aprono continuamente altri luoghi, in un rimando ininterrotto di sguardi stereometrici tra interno ed esterno (sia in una dimensione spaziale che psicologica). Un pensiero introspettivo, onirico, di sottile lettura. Come un frattale, rivela il più grande desiderio dell'uomo: la libertà.”
MENZIONE D'ONORE
Nicola Violano. The spect-actors
“Immagine di potenza assoluta e notevole tecnica artistica. Figure, cromatismi e matericità delle pennellate danno seguito e accrescono la potenza di una riflessione chiara e cinica: "La funzione dell’architettura? Contenere gli utenti che vivono la loro vita simulata". Lo spettatore è lì, che pronuncia parole non casuali per esprimere la sua inquietudine attraverso occhi, visi, orecchie che si ripetono ossessivamente. L'individuo è il nuovo attore, il limite non esiste più, l'architettura perde. Una visione pessimistica rappresentata efficacemente e per questo vincente. Coraggiosa nella tecnica illustrativa, evocativa e potente nell'efficacia comunicativa.”
MENZIONE D'ONORE
Kemetic Blue. Magic Obscura
“Agli albori della tecnica moderna di rappresentazione della realtà sta la camera obscura, un dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico sul fronte ed un piano di proiezione dell'immagine sul retro. Un ritorno alle origini, ad una condizione primitiva dell’abitare, corrispondente ad un rientro dell’uomo nella sua caverna (le nostre stanze). “Magica Obscura” conferma questa idea soffermandosi sul capovolgimento del reale. Attraverso le piattaforme digitali possiamo proporre, operando sugli sfondi, una versione artefatta e personalizzata degli scenari in cui abitiamo, esattamente come in una primordiale camera obscura in cui tutto è capovolto ed irreale.”
MENZIONE D'ONORE
Eva Carmina Jervolino. Nakagin Monolith
“La staticità e la dipendenza dalle prese elettriche dipingono l'uomo più come una pianta che come un mammifero. Un mondo connesso che ci vede sempre più isolati fisicamente. Una realtà triste ma per molti aspetti vera. Idea ben rappresentata: la tecnica, perfetta per l'interpretazione che ha dato della tematica, affonda le sue radici nei manga giapponesi.”
MENZIONE D'ONORE
Christian Broenner. Vantage Point
“Vantage point è un'illustrazione elegante. Nonostante la tecnica dell'assonometria venga ampiamente utilizzata, molte rappresentazioni non riescono ad avere il giusto equilibrio, candendo molto spesso nel banale o nel kitsch. Qui, invece, linee, spessori, tinte piatte, colori e figure umane sono perfettamente calibrate e armoniose tra loro.”
MENZIONE D'ONORE
Giulio Vesprini. Cattedrali nel Deserto
“Un'illustrazione sintetica, iconica, ipnotica, che riesce con pochi elementi a rappresentare un pensiero complesso e mettere insieme tutte le suggestioni della tematica. La rappresentazione tratta in maniera più diretta l'architettura in quanto forma, in quanto figura. Lo sfondo, invece, contrasta fortemente con la figura in primo piano, sia come cromatismi che come tecnica, ottenendo un risultato inaspettato. Un'illustrazione ridotta ai minimi termini in cui i monoliti dominano la scena diventandone il simbolo, il monumento.”
MENZIONE BENIAMINO SERVINO
Silvia Piersanti & Simone Parola. S-connessione spaziale
MENZIONE CARLO PRATI
Edoardo Croce & Emanuele Moro. Delivered Reality
MENZIONE DAVIDE TRABUCCO
Fabrizio Esposito. L'isola di pandemia
MENZIONE EDOARDO TRESOLDI
Giacoma Di Vieste & Giovanni Rinaldi. Guadiamo fuori, vediamo dentro
MENZIONE ELISA C. CATTANEO
Elie Bogino. Terra-Incognita
MENZIONE FABRIZIO SCLOCCO
Marcello Natalini & Giacomo Tampelli. Il mito della vana fatica
MENZIONE FABIO A. FUSCO
Valerio Di Festa. Il monumento al digitale
MENZIONE GIULIA RICCI
Federica Sanchez & Sara Sagramola. Abitacolo fluido
MENZIONE IRIS LACOUDRE
Emanuele Biscaro. Mon(d)olocale
MENZIONE LIBRARY ILLUSTRAZIONI
Mathilde Lasserre. Res sanctae
MENZIONE LUIGI PRESTINENZA PUGLISI
Micaela Verbigrazia & Giorgia Malizia. Geometria delle relazioni
FINALISTA
Ludovica Galletta & Loris Perillo. Telos
FINALISTA
Stefano Macali & Diletta Aprile. Solitudine, Spazio
FINALISTA
Luca Tiozzo. No Arcitecture City
FINALISTA
Paolo Bercah. Città Celeste
FINALISTA
Simone Porfiri. Back to Genesis
FINALISTA
Francesca Berni. Mai Stato Maestoso
FINALISTA
Lavinia Corina Onica & Alina Salahoru. Metaphora
FINALISTA
Bonnerot Sebastien. Any Exit is Final
FINALISTA
Lucia Rebolino. Mapping the Limits of Spaces
FINALISTA
Giordano Tavelli. Bagni Misteriosi
FINALISTA
Vanessa Mingozzi & Francesca D'Ambrosi. Sogno Lucido
FINALISTA
Attilio Bonelli. Limbo