“Call for Illustrations” è un contest, curato da Library, che ha l’intento di porre l’attenzione su una ricerca grafica incentrata sulle riflessioni e le tematiche emerse dagli incontri dell’iniziativa “Oltre il Giardino – Sei conversazioni ai limiti della disciplina” a cura del G6 e promossa dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Pescara.
CFI #1 | IL PROGETTO TRA TERMINI E PAROLE | RISULTATI
Il progetto tra termini e parole – Vito Bonito
La Letteratura ha da sempre trovato nel tema della Città il suo punto di contatto più diretto con l’Architettura. La città è uno stato reale che fa riferimento ad un stato mentale. Uno stato che nasce da un “cammino” intimo e personale, nel quale le capacità sensoriali e percettive, l’ascolto e la lettura poetica, acquistano un ruolo decisivo nella definizione di una idea di città. Usare le parole, usare un linguaggio, usare una sintassi è un modo di vedere. Un atto per produrre visioni. «La città porta con sé una visione, una visione che non è solo una veduta» (Vito Bonito).
1° PREMIO (scelto da Library)
Fabrizio Sclocco. Spazi e frammenti
Voto: 8,2 (attinenza al tema: 8,3 //coerenza tra testo e immagine: 8 //ricerca grafica: 8,6 //qualità della riflessione: 8,3)
Il dipinto rappresenta la predominanza dello stato reale sullo stato mentale di una città moderna.La città reale e’ definita da un “termine” inteso come spazio limitato ed elemento architettonico distinto. Un sistema rigido che prevale sullo stato mentale e sul cammino di ogni individuo. Noi stessi siamo le “parole”, ossia un complesso di suoni, disordini, frammenti, irregolarità ed eccezioni, i quali viviamo dietro le quinte di una visione di città moderna.
Fabrizio Sclocco. Spazi e frammenti
Voto: 8,2 (attinenza al tema: 8,3 //coerenza tra testo e immagine: 8 //ricerca grafica: 8,6 //qualità della riflessione: 8,3)
Il dipinto rappresenta la predominanza dello stato reale sullo stato mentale di una città moderna.La città reale e’ definita da un “termine” inteso come spazio limitato ed elemento architettonico distinto. Un sistema rigido che prevale sullo stato mentale e sul cammino di ogni individuo. Noi stessi siamo le “parole”, ossia un complesso di suoni, disordini, frammenti, irregolarità ed eccezioni, i quali viviamo dietro le quinte di una visione di città moderna.
1° PREMIO (SCELTO DAL G6)
Mariovic. Melograno
Voto: 8,6 (attinenza al tema: 8,3 //coerenza tra testo e immagine: 9 //ricerca grafica: 8,6 //qualità della riflessione: 8,3)
Aprii il melograno che mi aveva dato una vecchia contadina nei pressi di Viterbo mentre passavo vicino casa sua; -crhock- suonò quasi come fosse vuoto… invece dentro c’era il Pantheon. Due metà esatte. 1 non l’ho toccata, la seconda l’ho mangiata tutta, attento a scavarne con cura l’orbita dei chicchi più vicini alla scorza per scoprire così il prezioso “soffitto a cassettoni”; accuratamente ho appoggiato la “cupola” appena ripulita, al preziosissimo pavimento incastonato di chicchi rossi. Era tutto perfetto. Arrivai a Roma dopo circa 1 settimana. Portai il mio piccolo Pantheon all’interno del Pantheon di Agrippa; ricordo di aver scavalcato con una certa arroganza le tristissime transenne che non permettono a nessuno di raggiungere il cuore dell’edificio; a questo punto dovevo finire il mio lavoro.Appoggiai con precisione millimetrica il piccolo frutto esattamente al centro. Una guardia, che non si accorse del melograno, mi intimò di uscire. Me ne andai.
Mariovic. Melograno
Voto: 8,6 (attinenza al tema: 8,3 //coerenza tra testo e immagine: 9 //ricerca grafica: 8,6 //qualità della riflessione: 8,3)
Aprii il melograno che mi aveva dato una vecchia contadina nei pressi di Viterbo mentre passavo vicino casa sua; -crhock- suonò quasi come fosse vuoto… invece dentro c’era il Pantheon. Due metà esatte. 1 non l’ho toccata, la seconda l’ho mangiata tutta, attento a scavarne con cura l’orbita dei chicchi più vicini alla scorza per scoprire così il prezioso “soffitto a cassettoni”; accuratamente ho appoggiato la “cupola” appena ripulita, al preziosissimo pavimento incastonato di chicchi rossi. Era tutto perfetto. Arrivai a Roma dopo circa 1 settimana. Portai il mio piccolo Pantheon all’interno del Pantheon di Agrippa; ricordo di aver scavalcato con una certa arroganza le tristissime transenne che non permettono a nessuno di raggiungere il cuore dell’edificio; a questo punto dovevo finire il mio lavoro.Appoggiai con precisione millimetrica il piccolo frutto esattamente al centro. Una guardia, che non si accorse del melograno, mi intimò di uscire. Me ne andai.
1° PREMIO (SCELTO DAI SOCIAL)
Edoardo Berardini. Singolarità rosa
Voto: 8,2 (attinenza al tema: 7,8 //coerenza tra testo e immagine: 8,7 //ricerca grafica: 8,8 //qualità della riflessione: 7,5)
Con questo disegno ho voluto rappresentare la mia visione personale del concetto di una città nel tempo. Il tempo qui è deformato, non nel maniera classica lineare, ma come sovrapposizione degli attimi di tutta la vita della città, in uno solo. Come una serie di diapositive traslucide , che per ogni edificio e spazio, si uniscono in maniera organica. In questo punto esistono contemporaneamente visioni soggettive di architetture del passato, del presente e del futuro, con richiami ai manufatti reali. Il titolo rispecchia la volontà di costruire un parallelo tra la singolarità in termini fisici con la realtà teatrale concentrata in questo disegno. Gli spazi sono disegnati con una linea semplice, mentre la figura umana al centro possiede un chiaroscuro, per distinguerla dal sottofondo. La struttura del disegno sembra basata su una prospettiva regolare, in realtà è una prospettiva gerarchica, dove alcune cose sono più importanti di altre.
Edoardo Berardini. Singolarità rosa
Voto: 8,2 (attinenza al tema: 7,8 //coerenza tra testo e immagine: 8,7 //ricerca grafica: 8,8 //qualità della riflessione: 7,5)
Con questo disegno ho voluto rappresentare la mia visione personale del concetto di una città nel tempo. Il tempo qui è deformato, non nel maniera classica lineare, ma come sovrapposizione degli attimi di tutta la vita della città, in uno solo. Come una serie di diapositive traslucide , che per ogni edificio e spazio, si uniscono in maniera organica. In questo punto esistono contemporaneamente visioni soggettive di architetture del passato, del presente e del futuro, con richiami ai manufatti reali. Il titolo rispecchia la volontà di costruire un parallelo tra la singolarità in termini fisici con la realtà teatrale concentrata in questo disegno. Gli spazi sono disegnati con una linea semplice, mentre la figura umana al centro possiede un chiaroscuro, per distinguerla dal sottofondo. La struttura del disegno sembra basata su una prospettiva regolare, in realtà è una prospettiva gerarchica, dove alcune cose sono più importanti di altre.
MENZIONE D'ONORE
Margherita di Peco. Vertigo
Voto: 8 (attinenza al tema: 8,5 //coerenza tra testo e immagine: 7,9 //ricerca grafica: 7,5 //qualità della riflessione: 8,3)
Vertigo indaga quel luogo dove si è perso da tempo la vertigine tra figura e sfondo, tra termine e parola, dove abbiamo una dimensione del reale che si è fatta calcolabile, geometrica, rilevabile analiticamente fino a diventare, tra le righe, illusoria e immaginifica. E tra la dimensione del sogno e la crudezza del reale, tra la complessità della mente e il banale susseguirsi del quotidiano. si pone finalmente in quella dimensione di sola e vertigine la personalità, il soggetto attivo dei due universi di rappresentazione, il vero soggetto edificante. In questo diaframma che demarca la Veduta e la Visione è posto l’Io osservante che, risoluto, nel suo “cammino” ha la libertà di inserirsi taluna o tal altra volta, per questa o per quell’altra via, in un trotterellare giocondo e velatamente incantato sulle miglie soglie della sua città.
Margherita di Peco. Vertigo
Voto: 8 (attinenza al tema: 8,5 //coerenza tra testo e immagine: 7,9 //ricerca grafica: 7,5 //qualità della riflessione: 8,3)
Vertigo indaga quel luogo dove si è perso da tempo la vertigine tra figura e sfondo, tra termine e parola, dove abbiamo una dimensione del reale che si è fatta calcolabile, geometrica, rilevabile analiticamente fino a diventare, tra le righe, illusoria e immaginifica. E tra la dimensione del sogno e la crudezza del reale, tra la complessità della mente e il banale susseguirsi del quotidiano. si pone finalmente in quella dimensione di sola e vertigine la personalità, il soggetto attivo dei due universi di rappresentazione, il vero soggetto edificante. In questo diaframma che demarca la Veduta e la Visione è posto l’Io osservante che, risoluto, nel suo “cammino” ha la libertà di inserirsi taluna o tal altra volta, per questa o per quell’altra via, in un trotterellare giocondo e velatamente incantato sulle miglie soglie della sua città.
MENZIONE D'ONORE
Atelier Ersatz. Armilla
Voto: 7,9 (attinenza al tema: 8,3 //coerenza tra testo e immagine: 8,6 //ricerca grafica: 6,6 //qualità della riflessione: 8)
La suggestione di questa illustrazione nasce da un viaggio nelle città in continua espansione del Sud-Est Asiatico. Città la cui Urbanità è caratterizzata da reti impiantistiche a cielo aperto malamente cablate, intrecciate e ritorte quasi a formare un micro mondo di linee. Ciò che spesso in Europa tendiamo a nascondere all’interno di murature e condotti stradali in quei luoghi era lì, visibile, un sistema vascolare aperto, quasi fosse un corpo che mettesse a nudo il proprio sistema linfatico. Il rimando mentale è andato subito ad Armilla e alle città invisibili di Calvino.
Atelier Ersatz. Armilla
Voto: 7,9 (attinenza al tema: 8,3 //coerenza tra testo e immagine: 8,6 //ricerca grafica: 6,6 //qualità della riflessione: 8)
La suggestione di questa illustrazione nasce da un viaggio nelle città in continua espansione del Sud-Est Asiatico. Città la cui Urbanità è caratterizzata da reti impiantistiche a cielo aperto malamente cablate, intrecciate e ritorte quasi a formare un micro mondo di linee. Ciò che spesso in Europa tendiamo a nascondere all’interno di murature e condotti stradali in quei luoghi era lì, visibile, un sistema vascolare aperto, quasi fosse un corpo che mettesse a nudo il proprio sistema linfatico. Il rimando mentale è andato subito ad Armilla e alle città invisibili di Calvino.
MENZIONE D'ONORE
Antonio Buonaurio. Porta d’ingresso alla città dei sogni
Voto: 7,8 (attinenza al tema: 8,2 //coerenza tra testo e immagine: 7,9 //ricerca grafica: 6,8 //qualità della riflessione: 8,2)
Porta d’ingresso alla città dei sogni basato su: “Reminiscenze archeologiche dell’Angelus di Millet “ (Salvador Dalì, 1935).Se si abbandona l’idea convenzionale di città quale luogo fisico e ben definito entro un determinato perimetro geografico, dove un certo numero di individui e funzioni si intrecciano; risulta chiaro come tutto ciò non è sufficiente a rappresentare la complessità che questo termine evoca. A maggior ragione non è possibile stabilire univocamente ciò che la città determina per ogni individuo che la abita, in quanto egli stesso ne produce una versione non-convenzionale e del tutto personale basata sull’esperienza. L’illustrazione presentata muove dal concetto di sogno, quale contenitore di visioni dove realtà e immaginazione si fondono producendo una dimensione che tiene in se il meglio del convenzionale e il meglio dell’irrazionale. Da qui il titolo “Porta d’ingesso alla città dei sogni” dove il termine porta, che storicamente rappresenta l’accesso alla città fortificata; ne definisce la soglia, il confine fisico tra dentro e fuori, perde di validità lasciando spazio a qualcosa di più intimo, quasi come una barriera semipermeabile attraverso la quale filtrano solo alcuni specifici caratteri che determinano la fisionomia della città (dei sogni) stessa.
Antonio Buonaurio. Porta d’ingresso alla città dei sogni
Voto: 7,8 (attinenza al tema: 8,2 //coerenza tra testo e immagine: 7,9 //ricerca grafica: 6,8 //qualità della riflessione: 8,2)
Porta d’ingresso alla città dei sogni basato su: “Reminiscenze archeologiche dell’Angelus di Millet “ (Salvador Dalì, 1935).Se si abbandona l’idea convenzionale di città quale luogo fisico e ben definito entro un determinato perimetro geografico, dove un certo numero di individui e funzioni si intrecciano; risulta chiaro come tutto ciò non è sufficiente a rappresentare la complessità che questo termine evoca. A maggior ragione non è possibile stabilire univocamente ciò che la città determina per ogni individuo che la abita, in quanto egli stesso ne produce una versione non-convenzionale e del tutto personale basata sull’esperienza. L’illustrazione presentata muove dal concetto di sogno, quale contenitore di visioni dove realtà e immaginazione si fondono producendo una dimensione che tiene in se il meglio del convenzionale e il meglio dell’irrazionale. Da qui il titolo “Porta d’ingesso alla città dei sogni” dove il termine porta, che storicamente rappresenta l’accesso alla città fortificata; ne definisce la soglia, il confine fisico tra dentro e fuori, perde di validità lasciando spazio a qualcosa di più intimo, quasi come una barriera semipermeabile attraverso la quale filtrano solo alcuni specifici caratteri che determinano la fisionomia della città (dei sogni) stessa.