"Call for Architecture Drawings" è un contest che focalizza la sua attenzione sulla ricerca grafica, attraverso riflessioni e temi che emergono dalla letteratura, cinema, filosofia in dialogo con l’Architettura.
La partecipazione è libera ed aperta a chiunque.
Ogni partecipante è invitato a disegnare un illustrazione volta a rappresentare un pensiero grafico, una riflessione originata dal tema principale.
Queste illustrazioni non dovranno essere connotate dai tratti comuni di un elaborato architettonico, ma portare con sè una profonda ricerca grafica che punta ad investigare i limiti della rappresentazione classica sulla soglia della disciplina architettonica.
Il tema principale ha un argomento preciso ma lascia aperte le porte dell’espressione, una suggestione che ogni partecipante deve personalmente cogliere e reinterpretare con il suo personale stile.
Tematica Principale
L’ANTICO come opportunità per immaginare il futuro
Anno Domini 2519.
C'era un tempo in cui gli uomini costruivano enormi edifici di cemento, vetro e acciaio. E che ospitavano banche, musei, luoghi di lavoro e di aggregazione. Circa 500 anni fa, in quello che oggi viene chiamato in gergo il "periodo delle Archistar", il bel paese era spaccato in due: c'era la scuola conservativista, che sacralizzava ogni edificio storico e ne bandiva la manipolazione, il riuso, la trasformazione. E quella avanguardista, che parlava la lingua "contemporanea" ed era propensa al dialogo con l'antico, ponendosi tuttavia in una posizione di distacco da esso.
Proiettandoci in quell'epoca, è facile comprenderne i timori, le angosce, la cautela, le ambizioni. Il passato aveva, in tal senso, un peso specifico tale da offuscare le menti e l’immaginario collettivo, “condannando” l’Architettura ad un presente ed un’immagine di futuro inestricabilmente intrecciati al proprio “illustre” passato.
La natura e la storia ci insegnano che noi siamo Homo Prospectus e che “la principale funzione della nostra mente è immaginare il futuro”, scrivevano Martin E.P. Seligman e John Tierney. Per farlo, però, l’uomo deve distaccarsi dal proprio passato, dalla propria vita, dalle proprie abitudini.
La città non è nostra. Non l'abbiamo costruita noi. Essa ci è stata data, elargita casualmente dai nostri avi, dai popoli del passato.Un cimelio prezioso da trattare con rispetto e riverenza, ma che ineluttabilmente deve confrontarsi con i modi di vivere dell'"oggi", qualunque esso sia.
E questo confronto può avere molteplici risvolti e declinazioni, sogni e intenzioni. Basti pensare ad opere d’avanguardia concettuale e innovazione ideologica di quel tempo, visioni con differenti declinazioni formali come l’anticonformismo del Louvre a Parigi, la perseveranza della Sagrada Familia a Barcellona, la trionfale resa del Colosseo a Roma. Dimostravano coraggio e rischiavano il fallimento, ora sono storia.